mercoledì 26 maggio 2010

Talloni

Gentile Redazione,
ho 59 anni e sono in pensione da circa un anno.
Prima svolgevo attività manageriali nel campo del personale e trascorrevo molte ore della giornata alla guida della mia vettura (andata e ritorno da casa al posto di lavoro).
Sono piuttosto robusto (110 Kg.) e sono alto 1.90 cm.
Nel complesso sto abbastanza bene e sto intraprendendo una dieta ipocalorica per potermi muovere con più scioltezza e riportare nella norma la mia pressione arteriosa leggermente alterata.
Vi scrivo perchè da più di un anno sono in cura per patologie riguardanti entrambi i miei talloni.
Accuso forti dolori ad entrambi, talvolta in contemporanea, talvolta singolarmente, con preferenza ultimamente per il piede destro.
Ho fatto una visita presso uno specialista di ortopedia e traumatologia che mi ha diagnosticato una tallodinite bilaterale con "flubalgia" e talvolta "crenalgia" dx e "gonalgia mediale" sx, termini che mi sono un po' oscuri.
Da una RMN sono stati rilevati esiti di frattura al navicolare al piede sinistro ed artrosi dell'astragalo e navicolare.
Mi è stato consigliato di eseguire un esame baropodometrico per il confezionamento di plantari con sostegno della volta mediale longitudinale e correttivi della pronazione più "appoggio morbido calcaneale" con fovea centrale. Mi è stato inoltre prescritto un ciclo di onde d'urto più un ciclo di tense, nonchè applicazioni d'argilla.
Ho eseguito puntualmente tutto quanto prescrittomi. Dopo un periodo di lieve miglioramento, forse dovuto anche ad una cura di capsule di Lyrica 75, prescrittami dal reumatologo per una diagnosi di poliartromialgia, i dolori ai piedi sono tornati alla grande, soprattutto nell'alzarsi da una posizione seduta e nel deambulare.
Alla mia età mi sento in forze, vorrei fare camminate ed un po' di attività fisica, ma questi dolori me lo impediscono, invalidandomi notevolmente.
Se avete qualche idea migliore ed eventualmente a chi rivolgersi ( medici podologi veramente in gamba) per migliorare la situazione ve ne sarei grato.
Ringraziando porgo distinti saluti.
Giorgio



Il termine tallonite viene comunemente utilizzato per descrivere una condizione dolorosa del tallone. Nel linguaggio clinico si preferisce invece parlare di dolore calcaneare o di tallodinia.
Le cause alla base di tale sofferenza sono molteplici. All’origine della sintomatologia dolorosa calcaneare possono infatti esserci patologie traumatiche, metaboliche, neurologiche e congenite che a loro volta possono colpire le parti molli (tendiniti, borsiti, infiammazioni tendinee, fasciti) o quelle ossee (fratture da stress, spina calcaneale, artrosi astragalo calcaneare, tumori). Anche semplici alterazioni posturali possono modificare l'assetto podalico e la distribuzione del carico su questa zona determinando la comparsa di tallodinie. Le cause: obesità/sovrappeso; artrosi e patologie reumatiche, alterazioni posturali primarie o secondarie, calzature non idonee (sportive, tacchi alti, scarpe anti infortunistiche), attività sportiva, malattie metaboliche (gotta) e reumatiche (spondilite anchilosante, artrite reumatoide, condrocalcinosi, psoriasi ecc.). La terapia si basa innanzitutto sul riposo. Fortunatamente le talloniti comuni guariscono nel giro di pochi giorni (1-3 settimane a seconda del tipo e dell'entità del problema) salvo alcune forme croniche che possono richiedere tempi di guarigione molto più lunghi. Si consiglia pertanto di sospendere l'attività motoria ai primi sintomi dolorosi almeno fino a quando non si sarà ripristinata la normale funzionalità del retropiede. Si consiglia inoltre di applicare del ghiaccio sulla zona dolente nella fase acuta del trauma. Inutile e pericoloso continuare gli allenamenti tentando di sopprimere il dolore con antidolorifici ed antinfiammatori. Esercizi di stretching della fascia plantare, del polpaccio e del tendine di achille sono utili soprattutto in caso di fascite plantare. In molti casi si consiglia l'associazione con terapie fisiche (ultrasuoni, crioultrasuoni, laserterapia, ionoferesi, massaggi). Nel periodo riabilitativo possono rivelarsi molto utili esercizi propriocettivi e di sensibilizzazione plantare. Se tutto questo non funziona, il ricorso alla chirurgia è possibile e consigliato.

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