giovedì 27 marzo 2008

Il distacco traumatico delle spine tibiali

Ho 28 anni, e in seguito ad un incidente sulla neve ho riportato, al ginocchio sinistro, la rottura dell’eminenza intercondiloidea e il conseguente distacco del legamento crociato anteriore. Con un intervento in artroscopia si è ricomposto ciò che rimaneva della spina tibiale e “riattaccato” il legamento. Per la prolungata immobilità, necessaria per il trauma osseo, la riabilitazione usuale nei casi di lesioni ai legamenti del ginocchio (kinetec, fisiokinesiterapia..), è iniziata in ritardo, con conseguente formazione di numerose aderenze in tutto il ginocchio che bloccavano quasi completamente l’articolarità (la gamba non superava una flessione di 30-35gradi). Perciò dopo due mesi è stata effettuata un’ Artrolisi ortopedica (dolorosissima!) e via di nuovo con kinetec, fisioterapia, piscina, ecc..
Sono passati ormai nove mesi dall’inizio di tutto, e ancora la capsula articolare e la rotula sono come “affogati”, con degli ispessimenti ben visibili a occhio nudo,come è visibile anche la mancata iper-estensione della gamba (mancano 4-5gradi). Sto proseguendo la ginnastica per riprendere il tono muscolare della gamba, ma ad ogni movimento, specialmente “a freddo”, si sentono veri e propri rumori e “crack” nel ginocchio, come qualcosa che si staccasse, e in più non riesco ancora a fare le scale, specialmente a scendere. Per non parlare di occasionali fitte dolorosissime nella parte posteriore del ginocchio che mi bloccano completamente.
Dato il tempo trascorso, sono indietro con i tempi di recupero? E tutti questi fastidi rientrano nella norma post-trauma? E’ possibile che debba sottopormi ad un’altra artrolisi?
Nel ringraziarvi per l’attenzione, porgo cordiali saluti,

Dany



Il distacco traumatico delle spine tibiali, porzioni di osso, al centro del ginocchio, alle quali sono attaccati i legamenti crociati, è un fatto non frequente nell'adulto, ma meno grave della rottura dei legamenti, in quanto, se ben trattato, guarisce con minore invalidità. L'intervento è possibile in artroscopia o con una piccola incisione cutanea, si riposiziona il blocchetto osseo delle spine, lo si fissa con un cerchiaggio o con una vite. Importante è il post operatorio, che
deve prevedere una immobilità parziale dell'articolazione, in considerazione dell'entità del distacco, della riduzione e della fissazione. Purtroppo, le aderenze cicatriziali, post intervento, sono frequenti, la letteratura parla di almeno un 10 % delle casistiche, e la loro risoluzione non è sempre facile. La fibrolisi con tecnica artroscopica è l'ideale, ma, a volte, va ripetuta, associata ad un intenso ciclo di fisiochinesiterapia assistita e prolungata. Il deficit dell'estensione può essere correlato a questo, con un nodulo fibroso davanti alle spine, che va rimosso.

cordiali saluti e augurissimi anche a voi

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